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Inizia con una minaccia, l’ultimo romanzo del carpigiano Marco Lugli: Alla mia futura moglie, affinché stia in guardia. Una dedica sinistra che prelude, tra il serio e il faceto, a pagine dense di mistero. E, infatti, le aspettative non vengono in alcun modo tradite. Nel tuo sangue è un thriller dal ritmo incalzante. La narrazione, circolare, si snoda in un arco temporale di oltre vent’anni, in un continuo gioco di specchi, rimandi, citazioni, antichi legami, patti di sangue… Il romanzo si apre con un omicidio consumato nel 1994, a Correggio. Un passato pesante e colpevole che torna, prepotente, a bussare alla porta. Un’altra donna viene uccisa. Stesso modus operandi. Valentina Medici viene adagiata sul letto, sedata, poi uccisa per dissanguamento da due tagli longitudinali sul polso. Il marito, lo scrittore Paolo Bernini, riconosce in questo rituale le stesse modalità con le quali dieci anni prima venne uccisa la sua prima moglie, Francesca Quarta. In un crescendo di tensione psicologica, trascinandoci avanti e indietro nel tempo, Marco Lugli tratteggia con cura i suoi personaggi. Il risultato è un noir appassionante sospeso tra due terre molto distanti: l’Emilia e il Salento.
Le indagini, affidate al commissario Luigi Gelsomino, fanno riaffiorare i lati oscuri di ciascun personaggio, tutti legati da un passato e un segreto comuni. A unirli una sette satanica, un voto, un comune immaginario misterico. Una truculenta poesia. Difficile trovare la chiave di volta per decifrare gli omicidi, ricostruire i fatti, intercettare il movente. In questa detective story nessuno è innocente. Tutti sono sospettati e sospettabili. Ed è proprio nell’ambiguità la forza di questo testo. La scrittura di Marco è asciutta, matura. Essenziale. Le sue sono pennellate forti. Chiaroscuri decisi. Come la rossa terra salentina. Alcune espressioni dialettali colorano i dialoghi, mai banali. Nelle pagine de Nel tuo sangue, ritroviamo molti amori dell’autore (che non rinuncia mai a una dose di sana ironia): su tutti Morciano di Leuca, il paese che lo ha adottato, insieme alla sua compagna Valentina Soncini, dove i due hanno aperto il B&B Capperi, teatro, tra l’altro, di uno degli omicidi. Il romanzo scorre, veloce, verso un inaspettato epilogo.
All’autore chiediamo:
Come è nata l’idea di cimentarti in un giallo?
«Quando scrivevo racconti, mi dicevo che per considerarmi uno scrittore avrei dovuto scrivere un romanzo. Dopo il primo romanzo mi sono detto che non potevo ancora considerarmi uno scrittore per il solo fatto di aver scritto un romanzo attingendo dalla mia storia personale. Che dovevo scriverne uno di fantasia. Dopo il secondo romanzo, di fantasia, ho detto che avevo barato perché avevo usato personaggi già creati col precedente. Per considerarmi un vero scrittore dovevo fare un’opera di pura fantasia e inadatta alle mie corde stilistiche. Per un descrittore di anime e di personaggi, come io mi consideravo, un giallo a vocazione di dialogo era esattamente la sfida tecnica di cui avevo bisogno. Ora mi sento meglio.»
Quanto è stato impegnativo il lavoro di ricerca che sta alla base del libro?
«Da un punto di vista bibliografico non tanto, perché a parte alcune citazioni perse da opere gotiche del sette/ottocento, tutti i testi, anche quelli poetici, presenti nel libro, sono farina del mio sacco. È stata molto impegnativa, invece, la creazione del plot. Ho passato oltre un mese a disegnare diagrammi prima di iniziare a scrivere la prima pagina.»
Questo romanzo è continuamente sospeso tra Emilia e Puglia. I tuoi luoghi del cuore…
«È utile, quasi un escamotage, ambientare un racconto in luoghi conosciuti. Serve a evitare che l’attenzione, in fase di scrittura, si perda in descrizioni vaghe e rimanga invece focalizzata sull’azione. Ecco perché l’Emilia. Riguardo al Salento invece, come ho scritto nella pagina dei ringraziamenti, è una terra che mi ha adottato in modo dolce. Non potevo non dedicargli almeno un romanzo. E poi volevo fare un giallo vecchio stile, con un investigatore alla Ellery Queen. Riflessivo. Inadatto alla metropoli, perfetto per i ritmi salentini.»
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